Te ne sei andato!
E nonostante sia passato quasi un
anno, sembra che se prendo il telefono e chiamo casa, tu possa rispondere.
Le cose si sono messe male dopo
la tua morte. I tuoi figli non hanno fatto pace come hai implorato negli ultimi giorni della tua vita!.
Anzi il divario si è allargato
sempre più. Le incomprensioni, i rancori passati hanno preso spessore e hanno
formato una barriera tangibile che separa i fratelli dagli altri fratelli e le
sorelle dalle altre sorelle. Me ne dispiace molto!
Ricordo uno dei nostri ultimi
giorni passati insieme. “loro”, nonostante tu li volessi rappacificati ,
continuavano a litigare. Io ti ho accompagnato a letto, ti sei steso e nel
silenzio della stanza guardandomi negli occhi, per la prima volta senza
rimprovero o accusa, mi dicesti solo poche parole :” sai, io lo so che in
questi ultimi anni tu sei stata troppo sola!” io ho ascoltato con molto stupore
le tue parole e dopo è sceso un silenzio ristoratore, come se un arcobaleno
fosse spuntato nel cielo sopra di noi. Siamo rimasti così! Con gli occhi chiusi
e sentire ancora il balsamico effetto delle le tue parole, mentre nell'altra stanza si sentivano le urla furiose di chi stava
litigando, incurante di tutto. Incurante del fatto che di
sotto, nel cortile, c’era un fratello a cui non era permesso entrare in casa
per stare al capezzale del padre morente! Una figlia che non comprendendo cosa
stesse accadendo, aveva visto bene di starne fuori. Li ho trovati lì ,quando
sono scesa seduti sulla panchina tutti e due, con lo stupore negli occhi. Ancora
a chiedersi, l’uno perché non potesse stare accanto al padre in quel momento,
l’altra cosa significasse tutto quello e cosa stesse lì a fare. Come ci
sfuggono gli attimi importanti della nostra vita!
Gli ultimi giorni in ospedale, poi,
dove gravava questo senso di ineluttabilità, sembrava che i rancori fossero
messi da parte. Tu! Fratello consentisti all’altro fratello di vedere suo
padre! Vi siete anche abbracciati in un momento senza tempo in cui veramente
sembrava vi voleste bene. La morte che aleggiava zittiva le menti. Eravamo
tutti di nuovo intorno a te! Ci siamo raccontati un po’, nel silenzio delle
corsie, ci siamo confrontati anche senza parole, cercando negli occhi
dell’altro una parola gentile, cercando con molta fatica di avere noi una
parola gentile per l’altro. Questa era la situazione migliore per dirsi tante
cose! Abbiamo parlato di morte! Della morte di un bimbo appena nato. Di un uomo
che aspettava di vedere crescere sua figlia piccola ma che il fato ha scelto di
far morire. Dell’amico che fino a ieri eri lì a ridere con te e un attimo dopo
non c’era più.
La tensione degli ultimi giorni
ha messo in secondo piano le faccende di ogni giorno che sembravano banali di
fronte alla morte. Per un attimo, il velo del tempo e delle dimensioni vita-morte si è squarciato. Si è intravisto il vero significato della vita, delle
nostre azioni, di quanto fosse infruttuoso litigare. Siamo stati con te tutta la notte. Ti abbiamo visto
respirare con fatica. Abbiamo pregato per te tutta la notte. Si! sorella e
fratello! Abbiamo pregato! Non abbiamo fatto nessuna magia! Ma se vuoi credere, anche la
preghiera è magia!
Il mattino dopo, ancora con gli
occhi rossi per la fatica e la tensione, ti abbiamo sentito pronunciare queste
parole papà: da oggi in poi sarò un padre migliore….da oggi in poi….
Penso che il passato non si
cancelli. Ma si può perdonare! Il perdono rende le persone migliori!
Per un po’ è stato come tutti vorremmo che fosse e cioè vicini,
ancora riuniti come una volta intorno a una tavola a ridere e scherzare anche
dei nostri difetti. Non è durato molto.
Quello che è accaduto dopo, le
tue visioni, le tue angosce….sono paura. La paura che coglie tutti nel momento
della morte e che gli altri non vogliono vedere perché dovrebbero vedere la
loro morte.
Ognuno vuole trovare un capro
espiatorio all’evento morte. È colpa del medico o della medicina o
dell’infermiera o di chissà chi. In ultima istanza, di Dio.
E allora l’evento morte si è
tinta dei colori delle nostre emozioni. Adesso siamo tutti arroccati nelle
credenze e nelle paure che ci separano.
Io non serbo più rancore per te
papà! Hai riscattato tutta la tua e la mia vita nel momento in cui hai voluto
veramente essere un padre migliore.
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