mi piace leggere, viaggiare e il mare in tutte le stagioni. credo fermamente in tutte le ragioni dell'essere, nel suo manifestarsi e nella profonda bontà dell'animo umano.

martedì 5 giugno 2012

LETTERA A MIO PADRE (il seguito)



Te ne sei andato!
E nonostante sia passato quasi un anno, sembra che se prendo il telefono e chiamo casa, tu possa rispondere.
Le cose si sono messe male dopo la tua morte. I tuoi figli non hanno fatto pace come hai implorato  negli ultimi giorni della tua vita!.
Anzi il divario si è allargato sempre più. Le incomprensioni, i rancori passati hanno preso spessore e hanno formato una barriera tangibile che separa i fratelli dagli altri fratelli e le sorelle dalle altre sorelle. Me ne dispiace molto!
Ricordo uno dei nostri ultimi giorni passati insieme. “loro”, nonostante tu li volessi rappacificati , continuavano a litigare. Io ti ho accompagnato a letto, ti sei steso e nel silenzio della stanza guardandomi negli occhi, per la prima volta senza rimprovero o accusa, mi dicesti solo poche parole :” sai, io lo so che in questi ultimi anni tu sei stata troppo sola!” io ho ascoltato con molto stupore le tue parole e dopo è sceso un silenzio ristoratore, come se un arcobaleno fosse spuntato nel cielo sopra di noi. Siamo rimasti così! Con gli occhi chiusi e sentire ancora il balsamico effetto delle le tue parole, mentre nell'altra stanza si sentivano le urla furiose di chi stava litigando, incurante di tutto. Incurante del fatto che di sotto, nel cortile, c’era un fratello a cui non era permesso entrare in casa per stare al capezzale del padre morente! Una figlia che non comprendendo cosa stesse accadendo, aveva visto bene di starne fuori. Li ho trovati lì ,quando sono scesa seduti sulla panchina tutti e due, con lo stupore negli occhi. Ancora a chiedersi, l’uno perché non potesse stare accanto al padre in quel momento, l’altra cosa significasse tutto quello e cosa stesse lì a fare. Come ci sfuggono gli attimi importanti della nostra vita!
Gli ultimi giorni in ospedale, poi, dove gravava questo senso di ineluttabilità, sembrava che i rancori fossero messi da parte. Tu! Fratello consentisti all’altro fratello di vedere suo padre! Vi siete anche abbracciati in un momento senza tempo in cui veramente sembrava vi voleste bene. La morte che aleggiava zittiva le menti. Eravamo tutti di nuovo intorno a te! Ci siamo raccontati un po’, nel silenzio delle corsie, ci siamo confrontati anche senza parole, cercando negli occhi dell’altro una parola gentile, cercando con molta fatica di avere noi una parola gentile per l’altro. Questa era la situazione migliore per dirsi tante cose! Abbiamo parlato di morte! Della morte di un bimbo appena nato. Di un uomo che aspettava di vedere crescere sua figlia piccola ma che il fato ha scelto di far morire. Dell’amico che fino a ieri eri lì a ridere con te e un attimo dopo non c’era più.
La tensione degli ultimi giorni ha messo in secondo piano le faccende di ogni giorno che sembravano banali di fronte alla morte. Per un attimo, il velo del tempo e delle dimensioni vita-morte si è squarciato. Si è intravisto il vero significato della vita, delle nostre azioni, di quanto fosse infruttuoso litigare. Siamo stati con te tutta la notte. Ti abbiamo visto respirare con fatica. Abbiamo pregato per te tutta la notte. Si! sorella e fratello! Abbiamo pregato! Non abbiamo fatto nessuna magia! Ma se vuoi credere, anche la preghiera è magia!
Il mattino dopo, ancora con gli occhi rossi per la fatica e la tensione, ti abbiamo sentito pronunciare queste parole papà: da oggi in poi sarò un padre migliore….da oggi in poi….
Penso che il passato non si cancelli. Ma si può perdonare! Il perdono rende le persone migliori!
Per un po’ è stato come  tutti vorremmo che fosse e cioè vicini, ancora riuniti come una volta intorno a una tavola a ridere e scherzare anche dei nostri difetti. Non è durato molto.
Quello che è accaduto dopo, le tue visioni, le tue angosce….sono paura. La paura che coglie tutti nel momento della morte e che gli altri non vogliono vedere perché dovrebbero vedere la loro morte.
Ognuno vuole trovare un capro espiatorio all’evento morte. È colpa del medico o della medicina o dell’infermiera o di chissà chi. In ultima istanza, di Dio.
E allora l’evento morte si è tinta dei colori delle nostre emozioni. Adesso siamo tutti arroccati nelle credenze e nelle paure che ci separano.
Io non serbo più rancore per te papà! Hai riscattato tutta la tua e la mia vita nel momento in cui hai voluto veramente essere un padre migliore.



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