«C’è una quantità di persone che non sono ancora nate. Sembra che siano
qui e che camminano ma, di fatto, non sono ancora nate perché si trovano
al di là di un muro di vetro, sono ancora nell’utero. Sono nel mondo
soltanto provvisoriamente e presto ritorneranno al pleroma da cui hanno
avuto inizio. Non hanno ancora creato un collegamento con questo mondo;
sono sospesi per aria, sono nevrotici che vivono una vita provvisoria.
Dicono: “Adesso sto vivendo in queste condizioni. Se i miei genitori si
comportano secondo i miei desideri, ci sto. Ma se dovessero mai fare
qualcosa che non mi piace, allora tiro le cuoia.” Questa, vedete, è la
vita provvisoria: una vita condizionata, la vita di qualcuno che è
ancora collegato al pleroma, il mondo archetipico dello splendore, da un
cordone ombelicale grosso come una gomena da nave. Bene, nascere è
importantissimo; si deve venire in questo mondo, altrimenti non si può
realizzare il Sé, e fallisce lo scopo di questo mondo. Se questo
succede, semplicemente si deve essere ributtati nel crogiuolo e nascere
di nuovo. […] Vedete, è di un’importanza assoluta essere in questo
mondo, realizzare davvero la propria “entelechia”, il germe di vita che
si è, altrimenti non si può mai mettere in moto Kundalini e non ci si
può mai distaccare. Si viene ributtati indietro, e non è successo nulla,
è un’esperienza assolutamente priva di valore. Si deve credere in
questo mondo, mettere radici, fare del proprio meglio, anche se bisogna
credere alle cose più assurde. […] Si deve infatti lasciare qualche
traccia di sé in questo mondo, che certifichi che siamo stati qui, che
qualcosa è successo. Se non accade nulla del genere, non ci si sarà
realizzati; il germe di vita è caduto, per così dire, in uno spesso
strato d’aria che lo ha tenuto sospeso. Non ha mai toccato il suolo, e
quindi non ha potuto produrre la pianta. Se invece si entra in contatto
con la realtà in cui si vive, vi si rimane per diversi decenni e si
lascia la propria impronta, allora può avviarsi il processo di
impersonale. Vedete, il germoglio deve sbocciare dalla terra, e se la
scintilla personale non è mai entrata nella terra, da lì non uscirà
nulla, non ci saranno né “linga” né “Kundalini” perché si è ancora
nell’infinità che c’era prima.»
(C.G.Jung – La Psicologia del Kundalini Yoga, Seminario tenuto nel 1932, Bollati Boringhieri, pp.75-76)
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