mi piace leggere, viaggiare e il mare in tutte le stagioni. credo fermamente in tutte le ragioni dell'essere, nel suo manifestarsi e nella profonda bontà dell'animo umano.

venerdì 10 aprile 2015

FUOCO ALCHEMICO

Ogni alchimista può reggere una differente quantità di Fuoco che varia col variare della sua apertura di coscienza, cioè la sua attitudine a rendersi servo dello Spirito.
A causa del processo di « discesa dello Spirito Santo », nel corso della sua vita quotidiana l’alchimista diviene ora un accumulatore di Fuoco capace di « irradiare » tale forza intorno a sé. L’ambiente che lo circonda e le persone con cui interagisce – per il solo fatto di trovarsi nel suo raggio d’irradiazione – vengono sottoposti al medesimo procedimento alchemico, sebbene con minore intensità e sempre secondo le qualificazioni di ciascuno.
L’alchimista non lavora solo per sé, ma per la Terra. La materia dell’intero pianeta cambia la sua frequenza vibratoria per sempre ogni qualvolta un singolo uomo si fa canale dello Spirito. È come se il Sole stesso approfittasse di un corpo per penetrare nella materia e da qui irradiare verso l’esterno.
La conseguenza di ciò è la risurrezione nel Corpo. A questo punto l’immortalità della carne è ottenuta. Il Mago può conservare il suo corpo fisico attuale oppure, a imitazione di Cristo, abbandonarlo e costruirne un altro. Tenendo la mente fissa sull’immagine del nuovo corpo da creare, opera con la materia al fine di attirare a se’, come fa una calamita, gli atomi necessari a fabbricare il nuovo involucro atto a manifestarsi nell’ambiente planetario.

 La potente irradiazione ignea del Mago sta alla base del concetto di « iniziazione per trasmissione » o “trasmissione diretta fra Maestro e allievo”. Non è infatti possibile conseguire alcunché di definitivo solo attraverso la lettura di scritti e l’applicazione solitaria dei loro contenuti; questi sono indispensabili nell’opera di diffusione dell’Arte e nell’indirizzare l’aspirante sul corretto sentiero, ma non possono, da soli, condurlo oltre un definito limite. A un certo punto del suo lavoro, il neofita deve porsi sotto l’influenza di un Mago/Alchimista più avanzato di lui, affinché si operi l’irradiazione diretta « da Cuore a Cuore », pena l’arrestarsi inesorabile del suo cammino.
Scopo futuro di ogni alchimista resta comunque il poter attingere il Fuoco direttamente dal Tutto, attraverso la completa identificazione con esso, senza dover più usufruire di iniziati di vario grado che fungano da mediatori. Quando il suo ego è spazzato via, potrà infatti accedere in linea diretta al Fuoco Solare.
Il compito del Mago è annullare se stesso per ricevere lo Spirito Santo dalla sorgente solare e ritrasmetterlo agli uomini che sono sotto la sua influenza. Ciò può esser compiuto dedicandosi all’arte, alla guarigione e all’insegnamento.
Il Mago esperto – proseguendo nel suo percorso di « imitatio Christi » – può regolare la direzione e l’intensità del Fuoco che lo attraversa e decidere di veicolarlo in maggiore quantità verso un individuo piuttosto che un altro, dopo aver valutato le possibilità di ognuno di fungere a sua volta da irradiatore di Fuoco nel suo ambiente. Pertanto, egli si preoccuperà di inviarne maggiormente verso coloro che più sentono il desiderio di servire, tenendo sempre in considerazione le rispettive capacità di assimilazione e ridistribuzione. Egli potrà anche spingerlo nei chakra appropriati a seconda delle particolari necessità del singolo.
A causa di una predisposizione naturale, succede talvolta che l’alchimista inizi a ricevere dentro di sé il Fuoco già molto presto a partire dal momento in cui si “mette all’Opera”, o addirittura prima ancora di aver inziato il lavoro alchemico o un qualunque altro percorso spirituale; spesso il fenomeno comincia spontaneamente in giovane età. In tali circostanze la natura inferiore non è ancora stata purificata e per l’individuo risulta piuttosto complesso tenere a bada la sua personalità, anche perché, nella maggior parte dei casi, non ha idea dei motivi occulti per cui si accentuano in lui determinati aspetti del carattere. Comportamento irrequieto, aggressività, sensualità spinta e “fuori dalla norma” e atteggiamenti ribelli si annoverano fra le più frequenti manifestazioni esteriori dell’accumularsi del Fuoco in un individuo. Si tenga però presente che l’apparire di tali sintomi non è sempre riconducibile a quella causa elevata.
Trattenere per sé il Fuoco costituisce un comportamento suicida. Esso va espresso in qualunque attività che implichi un servizio agli esseri umani: guarigione, insegnamento e realizzazione di opere artistiche sono solo alcune fra le occupazioni possibili. Lo Spirito deve costantemente circolare, altrimenti esso si accumula nell’individuo e consuma la forma che lo contiene. Se Prometeo ruba il Fuoco agli dei è solo per donarlo agli uomini; tenerlo per sé stesso significherebbe condannarsi a bruciare stupidamente.
Uno degli usi possibili del Fuoco – in particolare in questo periodo storico – è la “battaglia per la Terra”, cioè la lotta contro le forze involutive rappresentate dai Maghi Neri. Un Mago, sia esso bianco o nero, è in grado di muoversi agevolmente sui piani spirituali, dove si consumano quotidianamente titanici scontri fra le « forze della luce » e le « forze dell’ombra » che non hanno nulla da invidiare alle più spettacolari scene dei film di fantascienza o fantasy.
Il bisogno di nuovi esseri umani capaci di canalizzare il Fuoco è così pressante che quando un aspirante è pronto – e ciò può essere facilmente visto dall’aspetto dei suoi corpi sottili – e manifesta le qualificazioni necessarie per svolgere tale compito, viene immediatamente contattato dai Maestri della Gerarchia che – qualora lui dia la sua volontaria disponibilità – lo arruolano fra le schiere dei combattenti per la liberazione della Terra.






alchim

il risveglio

«C’è una quantità di persone che non sono ancora nate. Sembra che siano qui e che camminano ma, di fatto, non sono ancora nate perché si trovano al di là di un muro di vetro, sono ancora nell’utero. Sono nel mondo soltanto provvisoriamente e presto ritorneranno al pleroma da cui hanno avuto inizio. Non hanno ancora creato un collegamento con questo mondo; sono sospesi per aria, sono nevrotici che vivono una vita provvisoria. Dicono: “Adesso sto vivendo in queste condizioni. Se i miei genitori si comportano secondo i miei desideri, ci sto. Ma se dovessero mai fare qualcosa che non mi piace, allora tiro le cuoia.” Questa, vedete, è la vita provvisoria: una vita condizionata, la vita di qualcuno che è ancora collegato al pleroma, il mondo archetipico dello splendore, da un cordone ombelicale grosso come una gomena da nave. Bene, nascere è importantissimo; si deve venire in questo mondo, altrimenti non si può realizzare il Sé, e fallisce lo scopo di questo mondo. Se questo succede, semplicemente si deve essere ributtati nel crogiuolo e nascere di nuovo. […] Vedete, è di un’importanza assoluta essere in questo mondo, realizzare davvero la propria “entelechia”, il germe di vita che si è, altrimenti non si può mai mettere in moto Kundalini e non ci si può mai distaccare. Si viene ributtati indietro, e non è successo nulla, è un’esperienza assolutamente priva di valore. Si deve credere in questo mondo, mettere radici, fare del proprio meglio, anche se bisogna credere alle cose più assurde. […] Si deve infatti lasciare qualche traccia di sé in questo mondo, che certifichi che siamo stati qui, che qualcosa è successo. Se non accade nulla del genere, non ci si sarà realizzati; il germe di vita è caduto, per così dire, in uno spesso strato d’aria che lo ha tenuto sospeso. Non ha mai toccato il suolo, e quindi non ha potuto produrre la pianta. Se invece si entra in contatto con la realtà in cui si vive, vi si rimane per diversi decenni e si lascia la propria impronta, allora può avviarsi il processo di impersonale. Vedete, il germoglio deve sbocciare dalla terra, e se la scintilla personale non è mai entrata nella terra, da lì non uscirà nulla, non ci saranno né “linga” né “Kundalini” perché si è ancora nell’infinità che c’era prima.»
(C.G.Jung – La Psicologia del Kundalini Yoga, Seminario tenuto nel 1932, Bollati Boringhieri, pp.75-76)