mi piace leggere, viaggiare e il mare in tutte le stagioni. credo fermamente in tutte le ragioni dell'essere, nel suo manifestarsi e nella profonda bontà dell'animo umano.

giovedì 11 novembre 2010

la capacità negativa

capacità negativa
(negative capability)








Il poeta inglese John Keats, in una lettera del 1817, ha chiamato capacità negativa il saper «stare nelle incertezze, nei misteri, nei dubbi, senza essere impaziente di pervenire a fatti e a ragioni». Lanzara [1993] la descrive come la capacità di:
essere nell'incertezza, di farsi avvolgere dal mistero, di rendersi vulnerabili al dubbio, restando impassibili di fronte all'assenza o alla perdita di senso, senza volere a tutti i costi e rapidamente pervenire a fatti o a motivi certi, [di] accettare momenti di indeterminatezza e di assenza di direzione, e di cogliere le potenzialità di comprensione e d'azione che possono rivelarsi in tali momenti. [...] questo stato di sospensione [...] dispone a lasciare che gli eventi seguano il loro corso, restando in vigile attesa, e a lasciarsi andare con essi senza pretendere di determinarne a priori e a tutti i costi la direzione, il ritmo, o il punto d'arrivo. [Lanzara, 1993]

La capacità negativa consente di prestare attenzione ad aspetti delle situazioni che altrimenti verrebbero trascurati. Per questa ragione, è «fonte di un particolare tipo di agire: un agire che, per così dire, nasce dal vuoto, dalla perdita di senso e di ordine, ma che è orientato all'attivazione di contesti e alla generazione di mondi possibili» [Lanzara, 1993]. Essa si contrappone a quella che si potrebbe chiamare incapacità positiva che, invece, «premia la prestazione specialistica, l'orientamento al risultato, il successo a breve termine, la conformità a norme e a modelli canonici di comportamento e l'acquisizione di certezze» [Lanzara, 1993]. Vi è, infatti, una produttività frutto dell'ordinata adesione a modelli, aspettative, stereotipi, schemi socialmente consolidati; esiste però una creatività che nasce dalla capacità di stare produttivamente nel disordine o nel "far senza", nello strare nella mancanza di qualcosa alla quale si rinuncia per consentire l'apparizione del nuovo.

bisogna vedere se l’ordine che io mi do nasca dalla capacità di sostare nel disordine. C’è un ordine generato creativamente con tutta la pazienza di sostare nel disordine, capacità negativa, accettazione della novità, complessità: quello sarà un ordine costruttivo ed appropriato. Se invece un ordine è generato dall’impazienza è difensivo: lo produco in quanto non ce la faccio più a stare in una situazione di disordine. [Pagliarani, 1993]
La parola decisiva per me è la parola mancanza [...] la mancanza può essere il grembo da cui nasce quello che prima non era mai stato visto; la mancanza può essere l'abisso, il buio, lo smarrimento [Pagliarani, 1985]

Se le organizzazioni sono anche «il mezzo di cui i loro singoli membri si servono per rafforzare i meccanismi individuali di difesa contro l’ansia e, in particolare, contro il riaffiorare delle primordiali ansie paranoidi e depressive» [Jaques, 1955] e se - come illustra ampiamente lo stesso Jaques nel brano riportato - sono proprio le attività più creative (e nelle quali è più alta la responsabilità individuale) a generare più facilmente ansia, allora la capacità negativa è necessaria per affrontare l'incertezza e l'ambiguità legate alle situazioni organizzative più critiche, ad esempio le decisioni nel corso di processi di cambiamento.

La messa in opera del principio di realtà conduce alla gratificazione differita e non a quella immediata, comportando l'impiego della discrezionalità (nel senso del giudizio, e non nel senso corrente dell'essere discreto) al fine di determinare quali itinerari d'azione porteranno al miglior risultato finale. Occorrono perciò discriminazione e giudizio, nonché presa di decisioni.
La decisione contiene in sé l'incertezza circa la bontà e richiede perciò la capacità di tollerare tale incertezza in attesa dell'esito finale che può anche essere un fallimento. Va notato però che questa incertezza ha una sua peculiare qualità. L'uso di discrezionalità dipende da funzioni psichiche inconsce e consce, dalla capacità di sintetizzare idee e intuizioni inconsce e di portarle poi al livello della consapevolezza. Non c'è da meravigliarsi perciò se nel cuore di questa incertezza troviamo l'ansia mobilitata dal fatto che il successo dipende dalla coerenza e dalla disponibilità della vita psichica inconscia [...]
Il conformarsi a regole, disposizioni e ad ogni altra componente prescritta del lavoro richiede semplicemente il possesso di conoscenza (o si sa o non si sa), ma non richiede lo sforzo psichico della discrezionalità e della decisione, con la congiunta esperienza emotiva dell'ansia. [...]
Più lungo è il periodo [entro il quale si esercita discrezionalità rispondendone in prima persona] e maggiore sarà il materiale inconscio da rendere conscio, più lungo sarà lo stato di incertezza e d'ansia da tollerare, relativamente sia all'esito finale sia alle scelte e ai giudizi effettuati. [Jaques, 1970]







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Jaques E. [1955], Sistemi sociali come difesa contro l’ansia persecutoria e depressiva, in Klein M. et alii (a cura di), Nuove vie della psicoanalisi, Il Saggiatore, Milano, 1966.
Jaques E. [1970], Lavoro, creatività e giustizia sociale, Bollati Boringhieri, Torino, 1978.
Lanzara G.F., Capacità negativa. Competenza progettuale e modelli di intervento nelle organizzazioni, Il Mulino, Bologna, 1993.
Pagliarani L., Il coraggio di Venere, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1985.
Pagliarani L., Violenza e bellezza, Guerini e Associati, Milano, 1993.

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